pubbicato: 11 aprile 2020
Dopo 11 anni di ininterrotta accelerazione economica, per il 2020 mi aspettavo di tutto ma non il CoVID-19. Tanti diversi fattori sia endogeni al sistema finanziario globale che esogeni facevano presagire ad un difficile 2020 eventualmente caratterizzato da una recessione.
Il CoVID-19 ha trovato in questo sistema vulnerabile una facile preda per replicarsi e portare il sistema dalle stelle alle stalle, dalla crescita alla depressione 2.0.
Il CoVID-19 di fatto si è sovrapposto ai seguenti elementi critici:
• Asset finanziari relativamente cari,
• La crescente importanza di algoritmi e sistemi matematici nella gestione dei grandi patrimoni,
• L’assenza di efficacia delle banche centrali con tassi di interesse ormai negativi,
• L’allargarsi del divario di ricchezza tra ricchi e poveri e le relative tensioni sociali,
• Le elezioni del 2020,
• La relazione Cina/USA;
• La Crisi Iran/USA.
Source: Statista
Il virus si è diffuso molto velocemente e ad oggi siamo ad oltre 1.6 milioni di casi accertati. Abbiamo nel mentre imparato nuovi modelli comportamentali tra cui il lockdown ed il social distancing quali misure imposte dai governi per ridurre il tasso R0 e tutti noi siamo diventati dei piccoli Doctor House per tutelare la salute nostra e delle nostre famiglie.
Source: Worldometer
I consumatori – le sardine – hanno radicalmente cambiato abitudini e la pandemia di CoVID-19 ha completamente modificato i modelli comportamentali dei consumatori a livello planetario. La paura ha preso il sopravvento e quando le persone hanno paura, entrano in modalità di sopravvivenza riducendo i consumi al minimo, spostando a data futura indefinita le grandi spese e gli investimenti innescando una spirale di shock di riduzione della domanda di beni e servizi. Il lockdown invece costringe le aziende a chiudere e ad uno schock di riduzione di offerta di beni e servizi.
Le previsioni sul PIL mondiale scendono giornalmente e quanto ad oggi simulato è ancora troppo ottimista. Personalmente prevedo una discesa globale del PIL del 10% su base annua a livello mondiale.
Source: Statista
Un dato molto significativo di quanto forte sarà questa depressione è il volume globale di beni venduti a livello mondiale e si prevede che il commercio mondiale diminuirà tra il 13% e il 32% nel 2020, poiché la pandemia COVID 19 perturberà la normale attività economica e la vita in tutto il mondo ed i diversi cicli produttivi su tutte le fasi della catena produttiva e del valore aggiunto.
Source: WTO
I cicli produttivi e le catene produttive si sono interrotti e rallentate anche per l’effetto domino. La crisi è partita dalla Cina che non risicava a rifornire i suoi clienti finali come anche i produttori globali che utilizzano i diversi semilavorati cinesi, è poi arrivata in Europa che a livello produttivo era già rallentata dalla mancanza di componenti cinesi e così via su Stati Uniti poi ed in ultimo i paesi emergenti che saranno i prossimi ad essere travolti da questa prima ondata di CoVID-19.
Source: Haver Analytics
E proprio a fronte di quanto sopra sono a ritenere che questa non sarà una recessione ma una depressione e che avrà effetti duraturi per gli anni a venire. Inoltre, questa crisi che sta colpendo le imprese e l’occupazione in tutto il mondo, porterà significativi cambiamenti sociali e politici.
I mercati finanziari, in un primo momento hanno reagito velocità mai vista precedentemente in nessuna delle altre crisi finanziarie degli ultimi 150 anni. Tutto, ogni asset finanziario dalle azioni, ai bonds ai beni tradizionalmente difensivi (oro, argento e BTC) in questa prima fase della crisi finanziaria sono stati penalizzati e hanno fortemente perso di valore.
Source: WEF
A fronte di questi movimenti mostruosi ed il crescente panico tra gli operatori finanziari e le relative lobby politiche, le banche centrali sono intervenute massicciamente (la FED prima e la BCE dopo) con programmi di Quantitaive Easing e interventi nel mercato Repo.
Source: Visualcapitalist
Come anche subito sono intervenuti anche i diversi governi con stimoli fiscali importantissimi finanziato con nuovo debito pubblico (come se le diverse nazioni non fossero già sufficientemente indebitate – senza dimenticare il crescente rischio di stagflazione).
Source: Statista
Grazie a questi importanti interventi del Whatever it takes sia i bonds (in particolare high yield) che mercato azionario si sono momentaneamente ripresi. Ad esempio, le azioni US hanno recuperato mediamente un 20% dai minimi e gli spread delle obbligazioni High Yield hanno recuperato 300 bps dai massimi 2020.
Source: FRED
I rischi di questa cura però sono significativi in quanto una volta che i veri effetti della depressione saranno visibili (con defaut importanti e tassi di disoccupazione preoccupanti) un nuovo supporto da parte delle banche centrali dovrà essere esponenzialmente superiore a quanto già fatto (che di fatto è già mostruosamente tanto) con importantissimi rischi di stagflazione (lunghi periodi di inflazione accompagnati da disoccupazione) e rischio di svalutazione della valuta (in particolare USD).
Lo spread quale indicatore del rischio ci fa capire che oggi siamo ben lontani dagli spread High Yield del 2008 (2’200 Bps vs 800 bps oggi). In teoria quindi in un modello di recessione meno importante rispetto a quello di oggi lo spread era 2.5 volte maggiore. Vero però che questa situazione si è verificata anche in un lasso di tempo di 18 mesi e non 4 settimane.
Source: FRED
Un mio amico mi ha detto inizia a metterti la cintura di sicurezza! Effettivamente ciò che in realtà preoccupa di più è la paura e l’incertezza sintomo di un fenomeno quale il lockdown ed il social distancing che precedentemente non sono mai stati sperimentati se non in caso di guerra. La guerra però distruggeva e obbligava le nazioni ad investire in armi, infrastruttura e spese militari il lockdown invece avvilisce ed impoltronisce una intera generazione.
Gli investitori scommettono che le azioni rimarranno volatili per tutto l’anno, suggerendo che molti si aspettano che l’impatto, sia economico che sulla salute pubblica, a lungo termine della pandemia causata dal nuovo coronavirus, continuerà
a mantenere incertezza nei mercati nonostante il recente rally. Il Cboe Volatility Index VIX (conosciuto come il misuratore di paura di Wall Street) è stato recentemente scambiato a 43,36 mercoledì, da un massimo record di chiusura di 82,69 il 16 marzo con il VIX di lunga data che sono aumentati nel mese di marzo.
Source: Vix Central
Anche altri indici della paura sono tutti ad indicare un aumento dell’incertezza.
Source: World Uncertainty Index
Questa paura infatti nasce dal basso dal popolo che pensa di rimanere, giustamente senza lavoro e con una disoccupazione galoppante nelle nazioni maggiormente toccate in questa fase di CoVID-19. Sintomatica la situazione negli USA che mai prima d’ora avevano avuto picchi di crescita del numero dei disoccupati come quelli delle ultime settimane. The worst has yet to come.
Source: The Block / FRED
Con tassi di disoccupazione previsti al 32.1% ben superiori a quelli registrati durante la Grade Depressione del 1929.
Source: CBNS
Fino a quando non si capirà meglio quando e come si risolverà la crisi della sanità pubblica di COVID-19, gli economisti non potranno nemmeno cominciare a prevedere la fine della recessione in corso.
Tuttavia, ci sono tutte le ragioni per prevedere che questa recessione sarà molto più profonda e più lunga di quella del 2008. Ogni giorno che passa, la crisi finanziaria globale del 2008 si presenta sempre più come una semplice prova generale della catastrofe economica di oggi. Il crollo a breve termine della produzione globale attualmente in corso sembra già in grado di competere o superare quello di un’eventuale recessione degli ultimi 150 anni.
Anche con gli sforzi a tutto campo delle banche centrali e delle autorità fiscali per attutire il colpo, i mercati finanziari delle economie avanzate sono crollati ed i capitali sono defluiti dai mercati emergenti con molta violenza.
Una profonda recessione economica e una crisi finanziaria sono inevitabili. Le questioni chiave ora sono quanto sarà grave la recessione e quanto durerà.
Finché non sapremo con quanta rapidità e profondità verrà affrontata la sfida della salute pubblica, gli economisti non potranno prevedere la fine di questa crisi. Almeno tanto quanto l’incertezza scientifica sul coronavirus è il rischio socioeconomico su come si comporteranno le persone e i politici nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
Dopo tutto, il mondo sta vivendo qualcosa di simile assolutamente nuovo e unico il lockdown globale. Sappiamo che prevarranno la determinazione e la creatività umana. Ma a quale costo?
Momentaneamente i mercati finanziari sembrano essere cautamente fiduciosi che la ripresa sarà rapida, forse a partire dal quarto trimestre di quest’anno e che le misure messe in atto dai governi possano portare velocemente ad una positiva situazione almeno per l’economia. Molti commentatori indicano l’esperienza della Cina come un incoraggiante messaggero di ciò che attende il resto del mondo.
Personalmente però non ritengo corretta questa interpretazione. L’occupazione in Cina ha avuto una certa ripresa, ma non è ancora chiaro quando tornerà a livelli vicini a quelli precedenti a CoVID-19 inoltre non è neppure esclusa una seconda ondata di CoVID-19 e quindi un eventuale secondo lockdown che avrebbe effetti devastanti in ambito di tolleranza alle privazioni da parte della popolazione (mai prima abituata a soffrire nei paesi G20 e mai confrontata ad altre situazioni di privazione).
Inoltre, anche se la produzione cinese si riprende completamente, chi acquisterà queste merci quando il resto dell’economia globale sta solo iniziando la fase di lockdown già vissuto in Cina?
Per quanto riguarda l’Italia (l’Europa), ritornare al 50% della capacità produttiva (dello stato di precedente normalità) sembra un sogno molto lontano con tante incognite e problemi difficili sulla strada ancora da risolvere.
Tutte le nazioni aa parte la Cina (ed alcune altre nazioni asiatiche) hanno miseramente fallito nel contenere l’epidemia e sarà estremamente difficile tornare alla normalità economica fino a quando non sarà ampiamente disponibile un vaccino, che potrebbe essere a un anno o più.
Per ora, i mercati sembrano essere confortati dai massicci programmi di stimolo, che sono stati necessari per proteggere i lavoratori e prevenire un tracollo ancora più violento del mercato. Eppure, è già chiaro che molto di più dovrà essere fatto e che questi primi stimoli non potranno contenere i danni di medio termine che porteranno tantissime aziende a fallire e la disoccupazione ad esplodere.
Questa situazione a differenza delle precedenti crisi vissute negli ultimi 80 anni non è solo un panico finanziario che potrebbe essere curato da una massiccia iniezione di stimoli alla domanda del governo, oggi purtroppo la situazione è ben più complessa e grave, il mondo sta vivendo la pandemia più grave dall’epidemia di influenza del 1918-20 combinata ad una serie di ulteriori elementi di finanza similari a quelli che portarono alla Grande Depressione del 1929.
Fino a quando la crisi sanitaria non sarà risolta, la situazione economica apparirà estremamente triste. E anche dopo una ripresa economica, i danni alle imprese e ai mercati del debito avranno effetti persistenti, soprattutto se si considera che il debito globale era già a livelli record prima dell’inizio della crisi. Motivo per cui le stime degli analisti sugli utili aziendali sono ancora traviati da troppo ottimismo e modelli di analisi fuorviati da anni di benessere e nessuna conoscenza e possibilità di modelling dei nuovi modelli al consumo di cittadini impauriti ed impoveriti.
Sicuramente i governi e le banche centrali si sono spostati in ampie fasce del settore finanziario in un modo che sembra quasi cinese nella sua completezza; e hanno la potenza di fuoco per fare molto di più se necessario. Il problema, però, è che stiamo vivendo non solo uno shock della domanda, ma anche un massiccio shock dell’offerta. Sostenere la domanda può contribuire ad appiattire la curva di contagio aiutando le persone a rimanere bloccate, ma c’è un limite a quanto può aiutare l’economia se, diciamo, il 30% della forza lavoro è in autoisolamento per gran parte dei prossimi due anni.
Inoltre, per i mercati finanziari tutte le trappole già presenti sul mercato prima del CoVID-19 sono tutte ancora aperte con l’aggiunta quindi di questa situazione nuova ed assurda. Penso alle tensioni tra Stati Uniti e Cina, ma anche a quelle tra Cina e Stati uniti come anche alle problematiche interne all’Europa che già nel 2008 aveva fallito miseramente l’esercizio di autosupporto e che nuovamente con il programma MES e la non emissione di Coronabond che avrebbero spalmato il rischio di credito su tutta l’Unione Europea. Il mondo sarà ancora più complesso e dobbiamo navigare purtroppo ancora a vista.
In ultimo, non ho nemmeno accennato alla profonda incertezza politica che può scatenare una depressione globale. Dato che la crisi finanziaria del 2008 ha prodotto una profonda paralisi politica e ha alimentato un raccolto di leader populisti anti- tecnocratici, possiamo aspettarci che le turbolenze di COVID-19 portino a sconvolgimenti ancora più estremi. Ricordo che la fine della Grande Depressione coincise con la Seconda guerra mondiale.
Certo, si possono immaginare scenari più ottimistici:
• Con test approfonditi, potremmo determinare chi è malato, chi è sano e chi è già immune e quindi in grado di tornare al lavoro. Una tale conoscenza sarebbe inestimabile. Ma, ancora una volta, a causa di diversi livelli di cattiva gestione e di priorità sbagliate che risalgono a molti anni fa, gli Stati Uniti, Europa e tutte le nazioni del G20 sono tristemente a corto di capacità di test adeguati.
• Anche senza un vaccino, l’economia potrebbe tornare alla normalità in tempi relativamente brevi se si riuscisse ad attuare rapidamente trattamenti efficaci. Ma, in assenza di test diffusi e di un chiaro senso di ciò che costituirà la “normalità” in un paio d’anni, sarà difficile convincere le imprese a investire e ad assumere, soprattutto quando si prevede un aumento delle tasse quando tutto sarà finito.
Si tratta di prospettive non rosee motivo per cui i movimenti iniziali degli indicatori economici al ribasso sono solo un primo movimento di una grande discesa che dobbiamo ancora percorrere nella sua durezza e lunghezza.
A livello pratico attualmente le nostre previsioni sono le seguenti:
1. L’inflazione a livello globale non crescerà in fretta e quindi possiamo aspettarci ancora per un determinato periodo tassi bassi. In un secondo momento è possibile però che l’inflazione possa crescere.
2. significativamente sia contro CHF che EUR e le valute emergenti in particolare RUB, MNX e INR potrebbero in un medio termine beneficiare di una più veloce ripresa economica.
3. CHF potrebbe rafforzarsi significativamente sia contro EUR che USD nonostante gli sforzi della BNS di mantenere un cambio stabile almeno contro EUR
4. I credit spread dalle BBB ai junk bonds dovrebbero prima stabilizzarsi a seguito del Quantitative Easing per poi salire successivamente per un periodo di almeno 12 mesi.
5. Le azioni globalmente non stanno ancora scontando la crisi di domanda e offerta che il social distancing genererà (senza contare il cambio alla propensione al consumo che ci sarà con uno spostamento della spesa non necessaria). Una entrata graduale deve essere compensata opportunità adeguate a nostro avviso questo avverrà solo quando dai livelli attuali il mercato avrà scontato un ulteriore per dita tra il 20 ed il 30%. Un’entrata facile si potrà fare con ETF ma anche su titoli di qualità che si sposteranno solo ad effetto del beta. I settori più interessanti sono quelli dell’infrastruttura che potranno beneficiare di investimenti diretti da parte dei governi atti a generare lavoro e ridurre la disoccupazione (un New Deal 2.0 alla Rooswelt a livello globale). Ci piacciono anche aziende ricche di cash e aziende capaci di generare tanto cash che possono in questo momento fare acquisizioni a basi prezzi e crescere in modo esogeno.
6. Sempre per le azioni riteniamo che alcune aree geografiche del mondo possano beneficiare maggiormente di altre della futura ripresa economica e tra queste in particolare .
7. Per quanto attiene le in quanto subito dopo le crisi l’argento ha generalmente sovraperformato l’oro. Troviamo interessante l’entrata indiretta a leva usando opzioni call senza investire troppo e beneficiando eventualmente anche di un aumento di volatilità.
8. In ultimo potrebbe essere anche interessante per chi non ne ha un minimo di diversificazione in crptomonete che possono essere un buon hedge quando le monete nazionali andranno a svalutarsi tra queste come sempre il BTC ma anche il BCH sonio interessanti.
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